Sono un sostenitore dell’utilizzo dello zaino porta bimbo nelle attività di escursionismo. Questo principalmente per due motivi: permette ai genitori di continuare a praticare un’attività importantissima per il proprio benessere psico-fisico, evitando di “appendere gli scarponi al chiodo” dopo la nascita del piccolo; permette contestualmente al bambino di cominciare a stare a contatto con la natura, cosa pure fondamentale per la sua crescita e il suo sviluppo, in una situazione di sicurezza.
Ovvio che l’utilizzo dello zaino non permette comunque di andare su tutti i sentieri, per ovvie ragioni: il peso è considerevole e non si può pretendere di compiere dislivelli al di là delle proprie capacità e del proprio addestramento fisico; si devono evitare i percorsi più pericolosi, come quelli esposti, in cui sarebbe più facile perdere l’equilibrio con conseguenze pericolosissime per entrambi; se si programma un’escursione di una certa lunghezza è doveroso verificare l’esistenza di punti di ristoro lungo il percorso, per dosare le proprie forze e permettere al piccolo di riposarsi.
Uno strumento molto importante da utilizzare unitamente allo zaino “baby-carrier” sono i bastoncini: già importantissimi in ogni caso, l’operazione di scarico di peso che svolgono (diminuzione dello sforzo), oltre che di ausilio ai fini del mantenimento dell’equilibrio (e, quindi, di aumento della sicurezza) sono ancora più evidenti se portiamo sulle spalle il nostro bambino. Il loro utilizzo, unitamente all’accortezza di mantenere il baricentro basso e di effettuare passi non troppo lunghi (soprattutto in discesa), permette una riduzione sensibile del rischio di perdere l’equilibrio e di cadere.
Nell’utilizzo dello zaino porta-bimbo è altresì necessario porsi alcune domande sforzandosi di osservare le cose dal punto di vista del “trasportato”, soprattutto se il bambino non è ancora in grado di esprimersi correntemente: perché l’escursione sia bella, lo deve essere per tutti. Man mano che il piccolo cresce, di volta in volta cambiano le sue esigenze, ha voglia di muoversi, di osservare, di toccare: si tratta di una sorta di questione etica nell’uso dello zaino porta-bimbo. Siamo sicuri che lunghe ore seduto nello zaino siano ottimali per lui? Siamo sicuri che basti che si addormenti perché stia bene? Siamo sicuri che, al di là del soddisfacimento dei suoni bisogni fisiologici (cibo, pulizia, sonno) la giornata sia davvero godibile anche per lui? O si devono tenere presenti anche altre esigenze?
Non si possono imporre al piccolo i ritmi dei grandi solo perché questi ultimi hanno deciso di raggiungere la vetta X o la meta Y: al contrario, se il bambino cammina, è necessario optare per un sentiero “a portata di bimbo” capace di permettere anche a lui di farsi una sgambettata e di partecipare attivamente all’escursione, con i suoi tempi e le sue pause, senza che le sue necessità di “giovanissimo escursionista” vengano sacrificate a vantaggio di quelle degli accompagnatori più grandi. Questi ultimi potranno organizzarsi per conto loro, in un’altra data, se vogliono raggiungere qualche obiettivo particolare al termine di un lungo sentiero e dopo varie centinaia di metri di dislivello. Ecco che, man mano che il piccolo cresce, le considerazioni sull’escursione creativa risultano ancora più valide. Se si diverte il piccolo, sono contenti tutti: brevi escursioni, magari con la presenza di cascate, corsi d’acqua, animali, grandi alberi, curiosità in generale (per un bambino bastano anche delle pietre e dei fiori) sono ottimali, e possono risultare pienamente soddisfacenti anche per gli adulti. A maggior ragione, il dislivello e la lunghezza del sentiero devono essere calibrate alle esigenze di sicurezza e comodità del bambino, ed essere ridotti alla sua portata. Non si tratta di un modo “minore” di praticare l’escursionismo, ma soltanto “diverso”, così da permettere alla famiglia di stare tutta insieme a godere delle bellezze della natura.