Monte Vomero

L’arrivo sulla cresta del Vomero

Da anni la sagoma affusolata di Monte Vomero è, insieme a quella di Monte Petrella, appollaiata alle sue spalle, la prima cosa che vedo quando apro la porta di casa: illuminata di chiarore rosato quando il sole sta per sorgere o già inondata di forte luce quando è giorno pieno, fin quando, una volta tramontato l’astro, si ha come l’impressione che il bagliore abbia origine da questa stessa sagoma, insieme a quella delle altre vette aurunche.

Fino alla primavera scorsa, questa silhouette l’avevo soltanto ammirata dal basso (oppure dall’alto, da Monte Sant’Angelo o dallo stesso Petrella), ma mai l’avevo calcata. Durante la stagione delle orchidee è invece arrivato il momento di andarci di persona.

Un’escursione speciale, quindi, per ragioni innanzitutto affettive, e per il fatto che le escursioni all’interno del Parco dei Monti Aurunci sono ormai per me tutte speciali. Inoltre, è stata una solitaria dapprima lungo il tratto iniziale del 913, uno dei sentieri più duri, dato il dislivello, dell’intero massiccio aurunco, e successivamente su percorso non tracciato ancora più inclinato e interamente nella foresta, fino all’arrivo in cresta.

Totem in vetta, Golfo, cielo e Statua
Orchidee ed altri fiori
Narcisi e il confine tra Lazio e Campania

Andare da solo mi ha aiutato a fronteggiare una certa soggezione nei confronti dei sentieri immersi nel bosco, là dove i tronchi e le chiome degli alberi impediscono respiro alla visuale ed è pertanto necessario, per trovare la via, affidarsi alle proprie capacità e tecniche di orientamento; inoltre, le escursioni in solitaria sono per me una modalità per misurarmi con la fretta che ho di arrivare e con il mio passo eccessivamente veloce, che pago poi con eccesso di stanchezza e fiato corto.

ItinerarioSentiero 913 dei Monti Aurunci fino a quota 900 circa; poi traccia segnata da nastro bianco e rosso ma non contrassegnata CAI
Distanza4,8 km (solo andata)
Dislivello800 m; da 340 circa a 1190 circa
Tempi3 ore (solo andata)
NotePercorso sempre ripido e con sentiero solo parzialmente segnato in zona boscosa ed impervia
RistoriAssenti
Come arrivareIl punto di partenza coincide con il sentiero 913, quindi si consiglia di parcheggiare l'auto presso il cimitero a Spigno Vecchio

L’escursione percorre il 913 fino a poco prima dell’ingresso nella “Fangorn Aurunca”, ossia prima che inizi la parte più monumentale e bella del bosco del Canale di Faggeto, per deviare decisamente verso sinistra, lungo un sentiero segnato da nastri bianchi e rossi (ma privo di segnavia ufficiali e assente dalle carte escursionistiche) che si impenna decisamente lungo i contrafforti settentrionali di Monte Vomero. Il tutto è reso ancora più difficoltoso, dopo qualche isoipsa, dall’attraversamento di aree interessate dagli incendi della maledetta estate 2017, con grandi alberi collassati e con la necessità di effettuare digressioni di alcune decine di metri per continuare l’escursione. Nella parte più alta il cammino penetra in un’area di boscaglia particolarmente fitta e pendente. Ho dovuto fare appello ad una buona dose di motivazione per proseguire, ma la vista che si apre improvvisamente dalla cima mi ha ripagato dei sacrifici: appena usciti dalla selva il bosco si trasforma, come per incanto, in un prato di rocce, erba, fiori, orchidee, e la pendenza diventa un mite declivio lungo la cresta.

Da qui si devia verso destra, seguendo la sommità, e si percorre il poco dislivello ancora rimasto, punteggiato di rocce e pietre. La vista, già notevole, si amplia ancora di più, fino ad abbracciare, sulla vetta, il Redentore da una visuale del tutto inedita, l’intero Golfo e il Monte Sorgenze. Il declivio che porta al Monte Sorgenze, poco più in basso, può essere la meta di una futura escursione off-trail, magari trovando anche nuove direttrici. Bella soddisfazione stare lassù e ammirare il panorama e osservare la minuscola sagoma di casa mia! Il rientro avviene per la stessa via, tutto in discesa, tutto (o quasi) in ripidità.