
Tornare sui monti è stato bellissimo! Calcare di nuovo un sentiero, ammirare il panorama dalla vetta, è stato riprovare una sensazione per certi versi naturale, ma che da molto, troppo tempo ci era sconosciuta! Ammirare di nuovo le cose dall’alto ha coinciso con il lasciarsi alle spalle uno dei periodi più difficili che si possa ricordare nella propria vita. Poi, ognuno di noi sa bene che la lotta contro il virus ancora non è vinta, ma non credo sia un’eresia affermare che si può tornare a guardare al futuro con un certo ottimismo. Del resto, come dice Clint Eastwood, “le cose guardate dall’alto fanno sempre un po’ meno impressione.”
E allora, che dire della salita a Monte Viola? Che dire del profumo della foresta in primavera, del cielo plumbeo che minaccia pioggia (e che, effettivamente, lascia cadere anche qualche goccia sulle nostre teste), del vento che spazza via l’afa fuori stagione della costa? Che dire del senso di libertà che da mesi non provavamo?
Eccoci ad Acquaviva: pochissime auto, nessuna possibilità di assembramento (in effetti incontreremo soltanto un escursionista solitario durante il cammino), molto desiderio di salire.
Itinerario | Sentiero 956 da Acquaviva al Fosso di Fabio; 956b fino a Sella Viola; 953/958 fino alla vetta |
Distanza | 3,9 km |
Tempi | 2 h 1/2- 3 h |
Dislivello | 420 in salita; 65 in discesa. Da 815 m a 1173 |
Note | Escursione priva di difficoltà particolari, ma indicata a ragazzi allenati |
Ristori | Presente uno prospiciente il rifugio di Acquaviva |
Come arrivare | Dal paese pedemontano di Maranola, si sale verso il Redentore; al quadrivio si imbocca la seconda strada sulla sinistra e si giunge, sempre dritti, al rifugio di Acquaviva |
Il sentiero è il n. 956 da Acquaviva fino al Fosso di Fabio, dopo il quale si prende il raccordo (ossia il n. 956b), fino a Sella Viola, per poi prendere il 953/958 fino alla vetta. Per cui, la prima parte coincide con la salita a Monte Ruazzo. Ci godiamo la lecceta con i suoi ciclamini e la gariga di salvia nel punto in cui il bosco si apre momentaneamente. Si continua a salire e si raggiunge la balconata di Monte Mesole, più che altro un passo con un affaccio verso il Redentore e lo spicchio meridionale del Golfo di Gaeta. Il cielo minaccia pioggia, ma non ci interessa, proseguiamo contenti oltre il crinale, dove i lecci lasciano spazio ai faggi.
E in effetti l’atmosfera diventa magica: le tipiche balze di natura carsica fanno da contraltare al fitto della foresta alla nostra sinistra. Tutto sembra profumare più del normale, ma forse è solo l’effetto del lockdown che ha acuito i nostri sensi…



Arriviamo al Fosso di Fabio, dove si ammira l’antro nel fitto del bosco, e poi si prosegue verso Sella Viola. Leggermente fuori sentiero, alterniamo tratti all’ombra con altri che salgono e scendono per le doline laddove lo scenario si apre. In breve si arriva alla Sella e lo sguardo spazia per la prima volta anche sull’altro versante, in direzione della Civita, di Fondi, di Terracina. Assorbiamo a pieni polmoni l’ossigeno di questa giornata fresca e tiepida allo stesso tempo, in vista dell’ultima salita verso la cresta che porta alla vetta del Viola. Alle spalle abbiamo l’altopiano da cui si staglia la vetta del Ruazzo, immersa nel verde. Mentre un branco di cinghiali scappa spaventato dal nostro rumore, saliamo tra viole gialle e viola (altrimenti perché la nostra meta si chiamerebbe così?).
Un fresco venticello ci accompagna fin su la vetta, ma presto si placa, per una sosta piena della bellezza che si apre davanti ai nostri occhi. Ci dilettiamo con il nostro totem, piccolo omaggio alla cima che ci ospita, per poi tornare lentamente in basso, verso le nostre vite, verso la ripartenza che ci aspetta. Ma, in realtà, ci accorgiamo che per ripartire dovevamo ricominciare a salire.
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