Da Capo d’Omo alla Cerasella

L’intricata e ammaliante magia della Selva di Circe

Una tiepida e assolata domenica di febbraio è stato l’esordio dell’Alpinismo Giovanile del CAI di Latina per questo stranissimo e difficile 2021: e lo scenario è stato la magica Foresta di Circe, per un’escursione che ha preso la fisionomia di una rilassante passeggiata.

Se è vero che insegnano più gli alberi dei libri, allora questo bosco primigenio ha tantissimo da insegnarci. Residuo dell’antica Palude Pontina, l’acqua ci circonda mentre camminiamo, si fa vedere mimetizzata tra le foglie e la vegetazione appena fuori dai sentieri, ricordandoci come doveva essere tutta l’attuale Pianura Pontina prima della bonifica.

Siamo partiti dal punto d’ingresso in corrispondenza della vecchia cantoniera di Capo d’Omo di fronte all’Aeroclub di Sabaudia e abbiamo imboccato l’ampio sentiero che conduce all’area faunistica della Cerasella, tra le due Riserve Integrali della Gattuccia e delle Bagnature.

Dopo circa 1,6 km di puro relax, c’è la deviazione per la Piscina della Verdesca. Conoscevamo il luogo, ma non avevamo mai visto prima uno spettacolo del genere: la foresta si fonde con la palude, l’acqua sembra inghiottire una parte degli alberi e rielabora le prospettive all’interno del bosco, rendendo il tutto piacevolmente surreale e insolito.

La Piscina della Verdesca
Un’altra piscina lungo il sentiero
L’area faunistica della Cerasella
Attraverso la Palude
La volta della foresta a volte si squarcia meravigliosamente

Si riprende il percorso sul sentiero principale e si raggiunge in breve l’area faunistica della Cerasella: cinghiali, daini e cervi sono ospitati nel recinto per la gioia dei bambini che, eccitati, vogliono fotografarli e dare loro da mangiare. Da qui, invece di tornare indietro, proseguiamo alle spalle della recinzione, attraversando la chioma di un grande albero caduto e proseguendo nel cuore della foresta. Il cammino è simile a quello già fatto in questa occasione LINK, ma ci siamo allungati nella foresta e tra le varie piscine che ogni tanto si aprivano, su fondo piacevolmente soffice e con gradevoli digressioni tra le foglie secche e i rami.

Il silenzio è rotto solo dalle nostre voci, mentre zigzagando tra gli alberi riguadagniamo il sentiero principale e ci dirigiamo verso Capo d’Omo.

Sembra primavera, in un certo senso lo è; intorno a noi, fuori dalla foresta, aleggia lo spettro che ci ha portato via la vita a cui eravamo abituati, fatta di abbracci e convivialità; dentro la foresta, però, questo spettro non è riuscito a entrare.