
Siamo tornati alla splendida Cascata di Conca della Campania, dopo un bel po’ di tempo: fa sempre piacere ripercorrere sentieri già conosciuti, ma capaci di regalare nuove sensazioni e nuovi scorci di luoghi che credevamo altrimenti di conoscere… questo soprattutto se, in realtà, stavolta, a differenza dell’altra volta, si effettua l’escursione percorrendo un anello!
Così, stavolta siamo andati insieme al nostro amico Donato che, oltre a conoscere bene i luoghi e i sentieri della zona, ne conosce anche la storia e le peculiarità naturalistiche. Le caratteristiche dell’escursione sono già in larga parte contenute nel post dell’escursione già effettuata, salvo in questo caso aver percorso anche la seconda parte del sentiero: dal ponte di pietra sul Rivo Conca, stavolta non abbiamo svoltato direttamente verso la cascata (che si vede in questo punto dall’alto) attraverso l’area picnic, ma abbiamo proceduto dritti. Sono tantissimi i motivi di interesse contenuti in questa porzione di sentiero, che ci erano sfuggiti l’altra volta… pronti invece a farsi scoprire ora!
Il cammino si addentra gradualmente verso la profondità dell’orrido in cui si getta la cascata: il suono dell’acqua è forte e gradevole, e l’umidità molto elevata. E’ proprio l’umidità uno degli aspetti caratterizzanti del microclima che si viene a creare in questa gola, dove crescono fitti licheni abbarbicati alla roccia vulcanica e, sopra di essi, felci antichissime che esistevano probabilmente anche all’età dei dinosauri!

Incontriamo in breve degli antri che, ci accorgiamo, sono scavati a mano nel tufo di cui è costituito il fianco del colle: si tratta, ci dice Donato, di ripari per il grano, che veniva così tenuto all’asciutto dalla pioggia, in attesa di essere macinato. Già, perché la valle era un ambiente ideale per la costruzione di mulini, alimentati con l’abbondantissima acqua a disposizione! Oggi è possibile vederne un paio, in buono stato di conservazione. Si giunge infatti ad una prima svolta dove, accanto ad uno dei ripari per il grano, si osserva anche una specie di “fossa” scavata a terra. Questo è un “cono di caduta”, una sorta di chiusa che serviva per deviare l’acqua e regolarne il flusso indirizzato al mulino: una vera e propria opera di ingegneria idraulica, rudimentale e ingegnosa ad un tempo.
Itinerario | Sentiero indicato che si dirama da via Roma; si passa sotto l'arco di una casa antica per iniziare la discesa alle cascate |
Lunghezza | Circa 800 m |
Tempi | 1 ora circa |
Dislivello | 70 m in discesa |
Punti di ristoro | Bar e alimentari presenti in paese |
Elementi di interesse per i bambini | La cascata; il ruscello; le sorgenti; i mulini ricavati nella roccia |
Possibilità uso passeggino | No |

In corrispondenza della seconda svolta vi è il primo mulino e, ad una curva successiva, ve n’è un altro: si possono ancora vedere gli strumenti che permettevano di versare i chicchi sulla mola e di raccogliere poi il prodotto macinato. Scendendo ulteriormente con un altro tornante, attraverso una vegetazione fittissima, si raggiunge finalmente il ruscello. Uno scenario bellissimo, con il rivolo d’acqua che scorre sotto un ponticello di legno: la sensazione è quella di un ambiente davvero esotico, praticamente vergine. Si giunge in breve alla Cascata, ricca di acqua, rombante di spruzzi. Da questo punto in poi si percorre esattamente lo stesso percorso effettuato l’altra volta, ammirando anche ora la piccola sorgente che sgorga attraverso muschi e felci, e tornando su verso il paese. Stesso percorso, meraviglia sempre diversa!
- L’ingresso di uno dei mulini
- La cascata