
I ruderi di Acquaviva e i cippi di confine di Cima del Monte sono una destinazione escursionistica che combina molteplici aspetti di storia, archeologia e natura in un percorso vario, gradevole e accessibile a tutti o quasi; tra l’altro, da tempo avevo il desiderio di visitare l’antico forte di Acquaviva e le colonnine che marcano l’antico confine tra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie. Così, abbiamo approfittato dell’escursione organizzata dalla Guida Ambientale ed Escursionistica Giancarlo Pagliaroli, cogliendo altresì l’occasione di passare una vigilia di Natale “alternativa”, tra boschi, pietre, storia.
Dove un tempo vi era il limite tra i possedimenti del Papa e quelli dei Borbone, oggi vi è, in questo tratto, il confine tra le province di Latina e di Frosinone. L’attacco del sentiero si trova in località Quercia del Monaco, dove si può lasciare l’auto e iniziare il percorso su comoda carrareccia, come descritto dalla scheda contenuta nel link. Si giunge all’abbeveratoio e si inizia il sentiero vero e proprio, che procede con dislivello trascurabile, non prima di avere però ammirato i curiosi nidi di processionaria, grandi batuffoli attaccati ai rami dei pini che si trovano lungo la sterrata. Camminando, osserviamo anche un corvo imperiale volare alto, mentre lo sguardo spazia sulla piana di Fondi e poi anche sul lago, nonostante la bruma non permetta una visuale nitida.
Itinerario | Da Quercia del Monaco, per sterrata si arriva all'abbeveratoio e si segue il sentiero fino ad Acquaviva. Per Cima del Monte si segue il vecchio sentiero di crinale, per ridiscendere all'abbeveratoio. |
Tempi | Circa 4 ore |
Distanza | 7,4 km |
Dislivello | 265 metri; 400 metri di salita totale |
Note | Il dislivello è quasi interamente concentrato nella salita a Cima del Monte, per la quale è previsto un minimo di allenamento e abitudine alle escursioni |
Elementi di interesse | Naturalistici, storici, archeologici: lo scenario, i ruderi del forte, i cippi di confine, la storia di Moravia sono solo alcuni spunti |
Ristori | Assenti |
Una delle innumerevoli particolarità dell’escursione, come ci spiega Giancarlo, è la possibilità che ci viene offerta di camminare anche sulle orme di Alberto Moravia, che nella vallata sottostante Acquaviva si rifugiò dopo l’armistizio durante la Seconda Guerra Mondiale: ebreo, trovò in queste campagne un rifugio per sfuggire ai rastrellamenti dei nazisti invasori. Osserviamo dall’alto la casa dove trovò riparo, conducendo in quel periodo una vita sacrificata e basata sugli alimenti che gli venivano forniti dalla natura circostante: ortaggi, frutta, formaggi.

Davanti a noi si staglia ormai nitida la sagoma dell’antica fortezza, posta a cavallo e a guardia di due vallate; prima di giungervi, in corrispondenza di una sella, c’è il primo dei cippi di confine. Dopo una veloce foto di rito (anche perché da qui ripasseremo), svoltiamo a sinistra e seguiamo il percorso che conduce all’area picnic adiacente Acquaviva, in corrispondenza di un’altra stele; quest’ultima, oltre all’anno, reca anche scolpiti il giglio borbonico sul lato sud e le chiavi incrociate pontificie sul lato nord, mentre sullo sfondo vi è il borgo di Vallecorsa. Riposiamo un po’ e andiamo poi a visitare da vicino i resti della fortezza, capendo bene perché la stessa fu eretta proprio in questa posizione, invidiabilmente strategica. Il sentiero permette di effettuare una sorta di giro di ronda dei ruderi, per poi tornare alla sella da dove eravamo venuti in precedenza: ecco, da qui le difficoltà aumentano, a causa della concentrazione di gran parte del dislivello in questo settore, lungo un vecchio sentiero che si inerpica su per Cima del Monte. Si passa attraverso tratti di rada boscaglia che diviene via via più fitta, con pendenza a tratti impegnativa. Si raggiungono comunque gli 802 metri della vetta, su cui si staglia un altro cippo confinario, pure provvisto dei due stemmi.

I più piccoli (come il mio grande cucciolo) troveranno divertenti le formazioni rocciose attraverso cui passa il sentiero; effettivamente, si tratta di rocce molto stravaganti nella loro forma, che rendono lo scenario improvvisamente fiabesco, ricordandoci le Marmitte dei Giganti. Da qui si scende, sempre lungo la vecchia mulattiera che, con pendenza addolcita da vari tornanti, attraversa una bella pineta per giungere di nuovo all’abbeveratoio.