La Cattedrale, il grande menhir naturale che accoglie il visitatore a Campo Soriano
Era una domenica di
febbraio quando siamo andati a Campo Soriano. Prima dello scoppiare
dell’emergenza Covid-19. Circa un mese fa, ma sembra molto di più.
Sembra molto lontano quel passato in cui eravamo liberi di uscire e
di andare per monti, in mezzo alla natura, ai boschi. E sembra molto
lontano, ora come ora, il futuro in cui speriamo di poterci
riappropriare dei nostri spazi, delle nostre abitudini, delle nostre
passioni.
L’anello di Monte Tuonaco è una vera e propria esplorazione di uno degli scenari più spettacolari dei Monti Aurunci: aspri, arcigni, aridi, ma allo stesso tempo generosi, sorprendenti, coinvolgenti. L’escursione si è rivelata molto varia nella sua progressione, attraverso ambienti molto differenti tra loro che si succedono in relativamente poco spazio. La vicinanza del mare, su cui il Tuonaco si affaccia da quasi 1200 metri come un vero e proprio balcone, rende poi l’esperienza unica e altamente appagante.
Emozionante e terrificante, la Ciauchella è un inghiottitoio nascosto nel fitto del bosco; situato a poca distanza dal rifugio di Acquaviva, è relativamente a portata di mano, seppure fuori sentiero. Quest’ultimo particolare rende scarsamente consigliabile avventurarsi senza conoscere la collocazione precisa dell’orrido; la mancanza di protezioni raccomanda, inoltre, fortemente, di evitare comportamenti imprudenti, come sporgersi, distrarsi… “andare alla ventura”! Del resto, basta giungere al cospetto di questa enorme buca nel terreno per rendersi conto di ciò di cui si sta parlando, e per far tenere un contegno consono a ciò che richiede il luogo.
Dopo le emozioni e le scoperte di Castel del Monte, proseguiamo in quella che per noi è Terra Incognita, diretti ad Altamura. Una delle “capitali” delle Murge, appare quasi come un miraggio dopo chilometri e chilometri di strada dritta come una fettuccia che, con dolci saliscendi, attraversa una terra bellissima, ora arata con cura, ora coperta di erba del colore dell’autunno. Un paesaggio solitario e struggente, che regala una sensazione patagonica di libertà e di Finis Terrae, nonostante la terra ci circondi da tutti i lati: già… ma l’impressione di essere ai confini del mondo è forte, ed è gradevolissima.
Si sfreccia, come novelli Jack Kerouac del XXI secolo e con tutta la famiglia dietro, ci si sente bene. Si guarda con sdegno e con dolore ai copertoni e all’immondizia lasciati in alcuni punti, ai margini del nastro di asfalto, ma è una ferita fugace, subito guarita dal mare bruno di terra e dal cielo color Blu Puglia. La stupidità dell’uomo italico non può niente contro la bellezza severa di questo angolo di mondo, di questo luogo remoto di un Sud minore perché semi-sconosciuto, ma maiuscolo in termini di splendore.
Escursione curata dall’Associazione Atargatis nell’ambito delle attività del Premio Dragut 2013, l’iniziativa ha permesso di rendere accessibile e piacevole questo angolo degli Aurunci a tutti i partecipanti, indipendentemente dal loro allenamento e dalla loro abitudine alla montagna. La presenza di due “narratori” ha poi introdotto agli aspetti geologico-naturalistici e a quelli storico-antropici della catena montuosa laziale.