
I Monti Vescini sono una meta escursionistica erroneamente considerata di secondo piano rispetto a catene montuose più famose ed attraenti per il “grande pubblico”: proprio con l’intento di iniziare a colmare questa nostra lacuna abbiamo fatto una perlustrazione un paio di settimane fa.
In effetti, anche se fuori da più blasonati circuiti escursionistici, i Vescini, o Aurunci Orientali, custodiscono paesaggi ed elementi di spunto che non giustificano assolutamente questo loro essere considerati secondari. Oltre alla stupenda escursione su Monte Maio, il “top” di questa piccola ma sorprendente catena, anni fa ero arrivato in località “Le Retelle” e “Tre Pozzi” partendo dal versante di Suio. Stavolta, pur rimanendo la stessa la destinazione, siamo partiti da Castelforte, da località “Pozzari”, lungo il sentiero 980. Da comoda strada pavimentata a cemento, che permette di guadagnare dislivello in auto, si parte raggiungendo in breve l’inizio del sentiero: la prima parte alterna tratti rocciosi ad altri boscosi. Il sentiero è segnato e appare, in realtà, alquanto battuto. In breve, il sentiero raggiunge un’area a balze, tutta pascoli e vegetazione a cespugli che, al limitare di ogni terrazzamento, sembra nascondere il cammino. Incontriamo subito un manufatto, che sembra essere un antico insediamento: ma potrebbe ben essere anche una costruzione usata durante la guerra, dato che qui era situato uno dei capisaldi tedeschi lungo la Linea Gustav.


Dopo pochi passi incontriamo una piscina dove si abbeverano le vacche. Siamo proprio nella località Tre Pozzi, data la presenza di cisterne d’acqua.
Raggiungiamo in breve un passo, dal quale discendiamo sull’altro versante; ricordavo che in zona avrebbero dovuto esserci un sacrario militare inglese ed un altro belga, che ora sono invece riuniti in un tumulo di pietra viva. Risaliamo verso il passo e decidiamo di tentare la salita a Monte Ornito, ripercorrendo così il boschetto misto attraverso cui passa il sentiero: la luce di una giornata tipicamente uggiosa e le foglie che cadono ci ricordano che l’autunno è al suo massimo splendore, e in effetti anche il colore delle foglie regala un tocco di atmosfera alla giornata.
Itinerario | Sentiero n. 980 da località Pozzari a Castelforte |
Distanza | 5,5 km |
Dislivello | 470 m circa (fino a 770 m) |
Tempi | 2 1/2- 3 ore (solo andata) |
Ristori | Assenti |
Riprendiamo il 980, una mulattiera inizialmente abbastanza ampia, successivamente più con sembianze di sentiero, che sale dolcemente di traverso, per poi svoltare e tuffarsi nel bosco che prelude all’ingresso ad una vallata costituita da un’altra successione di pianori adibiti a pascolo.
Da quel poco che ho letto, questo scenario quasi idilliaco, anche se segnato dall’abbandono della montagna e dall’avanzare della vegetazione in modo alquanto caotico, durante i combattimenti assomigliava più ad un vero e proprio inferno. Anche qui incontriamo vari manufatti e una piccola lapide, ricordo del sacrificio del 9. Commando inglese impegnato qui in una furibonda battaglia tra il 2 e il 5 febbraio 1944. Forse questo è il luogo che gli Inglesi soprannominarono con amara ironia “Happy Valley”, probabilmente ad indicare la quasi certezza della morte e, quindi, della fine delle loro sofferenze.



Il sentiero attraversa dapprima alcuni ripidi terrazzamenti rivestiti con “macere”, muri a secco, per poi salire sulla spalla che conduce a Monte Ornito. Non avendo una carta della zona e stando fuori con i tempi che ci eravamo prefissati, abbiamo deciso di tornare indietro una volta raggiunta quella che è, a tutta evidenza, l’anticima dell’Ornito, da cui si gode di una vista superba sul Golfo di Gaeta e di una visuale singolare, che permette di racchiuderloa colpo d’cchio: le nuvole si aprono e si può ammirare a destra la penisoletta a forma di balena della città marinara, seguire tutto il profilo della baia e scorrere lo sguardo fino al massiccio del Massico e Ischia, mentre più a sinistra si staglia il vulcano di Roccamonfina.
Dalla cresta sommitale si vedono varie balze più in basso dove probabilmente si trovano residui delle trincee ed arnesi in metallo. C’è anche una costruzione in pietra viva a lato del sentiero. Ci gustiamo il nostro spuntino prima di ridiscendere e guadagnare il ritorno.
Un luogo bellissimo, sul quale l’aria autunnale amplifica le sensazioni legate al ricordo degli eventi tragici di quasi 80 anni fa. E’ importante venire quassù, di tanto in tanto, per gustare la bellezza della natura e non permettere alla polvere dell’oblio di coprire le atrocità che l’uomo è capace di commettere.