
Caratteristiche – Il Vallone Lacerno è uno stupendo canyon sul versante laziale dei Monti Marsicani, appena al di fuori dei confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sulle alture del paese di Campoli Appennino. Si tratta di wilderness pura là dove meno te lo aspetti, per una discesa spettacolare che, se il livello dell’acqua lo permette, porta fino ad una meravigliosa cascata nel profondo della gola, detta “Cuccetto dell’Inferno”.
Il percorso non è adatto a bambini trasportati in zaino porta-bimbo né a bambini troppo piccoli, dato il percorso impervio, sia durante la discesa nel vallone, sia seguendo il corso del torrente: il sentiero, infatti, risente di scarsa manutenzione, con vegetazione e tronchi che rendono necessario abbassarsi di frequente (cosa praticamente impossibile con lo zaino porta-bimbo) o scavalcare; per ragazzi più grandicelli, invece, l’escursione risulterà estremamente divertente e stimolante: la discesa nel canyon, l’acqua, la gola, sono tutti elementi che la renderanno un’esperienza indimenticabile. L’importante è prestare attenzione supplementare, sotto la supervisione di adulti, sia in fase di discesa (e risalita) che in fase di percorso in fondo alla gola.
Dato l’ambiente particolare, è innanzitutto necessario evitare le stagioni più piovose o, comunque i periodi o i momenti in cui il torrente potrebbe avere una portata d’acqua tale da rendere impossibile o pericolosa l’escursione. Fermo restando che, in ogni caso, occorre prestare attenzione supplementare quando si mettono i piedi in acqua, data la possibilità di scivolare o, comunque, di non vedere bene dove si cammina: massima concentrazione qui è richiesta a maggior ragione.

Capitolo a parte è l’abbigliamento: l’acqua del torrente Lacerno è sempre freddissima, anche in piena estate. Inoltre, soprattutto nella parte più interna del canyon, c’è sempre molta umidità. Anche in estate, è quindi buona norma avere sempre un guscio impermeabile da utilizzare per l’evenienza. Per quanto riguarda le calzature, vi sono due alternative, una volta che si inizia ad affrontare l’acqua del torrente: o si cerca di non bagnarsi utilizzando delle ghette al di sopra degli scarponi, tentando di attraversare senza immergere completamente il piede (ma in questo caso molto difficilmente si riuscirà ad arrivare ad ammirare il Cuccetto dell’Inferno); oppure si opta per calzature aperte, tali da potersi bagnare senza problemi, nonostante la temperatura bassissima dell’acqua. In quest’ultimo caso l’ideale sarebbero calzature tecniche anfibie, tali da conservare un ottimo grip anche con il bagnato; altrimenti semplici sandaletti possono pure andar bene.
Si parte da un’altitudine di circa 780 m per scendere ai 710 del fondovalle; si risale molto gradualmente fino agli 830 m del Cuccetto del Demonio; si percorre tutto a ritroso. Il percorso è lungo circa 4,9 km a/r, per circa 4 ore e 20 minuti di percorrenza, sempre a/r.
Come arrivare – Campoli Appennino si trova alle spalle della cittadina di Sora, ai confini tra Lazio e Abruzzo. Da Roma, l’uscita in autostrada è il casello di Ferentino, da cui si raggiunge proprio Sora sulla S. S. 214. Si raggiunge Campoli mediante la S. S. 666. L’inizio dell’escursione si ha in corrispondenza del primo tornante sulla S. P. 96, in località Querceto.
Da Napoli, si esce dall’A1 al casello di Cassino e si segue la Statale in direzione Sora (con numerazione dapprima 509 e poi 690). Si esce a Sora Centro e, sulla S. S. 666 si raggiunge e supera Campoli, per poi raggiungere il tornante sulla S. P. 96.

L’escursione – Mi sono dilungato un pochino di più nel descrivere le caratteristiche di questo percorso, del tutto particolare. Il luogo è, a parere di chi scrive e di escursionisti molto più esperti, un’attrazione di rilevanza nazionale ed internazionale: meriterebbe forse migliore manutenzione nel sentiero e maggiore pubblicità tra gli appassionati. Dal punto di vista della descrizione, l’itinerario non offre panorami, prati o larghi spazi, ma è di sicuro interesse e divertimento per ogni escursionista. La discesa avviene abbastanza rapidamente, su percorso impervio e alquanto assolato, che entra ed esce dalla macchia ricca di ginepri (attenzione agli aculei!), e che, man mano che scende, penetra in una vegetazione gradualmente più fitta, mentre il rombo dell’acqua si fa sempre più chiaro.
Itinerario | Partenza da tornante sulla SP 96 e discesa nel canyon |
Lunghezza | 2,7 km solo andata |
Dislivello | Dai 760 m della partenza si scende a circa 700 m del fondovalle, per poi risalire agli 830 m della cascata finale |
Tempi | 5 ore A/R |
Punti di ristoro | Assenti |
Elementi di interesse per i bambini | Il torrente, l'ambiente del canyon, la cascata; non indicato per bambini troppo piccoli |
Possibilità uso passeggino | No |
Alla base del vallone si può fare il cambio di calzature, mettere al sicuro la macchina fotografica, e iniziare la parte “anfibia” dell’escursione: il sentiero entra ed esce dal torrente, attraversandolo e guadandolo più volte. E’ sempre ben evidente e necessita in alcuni casi di attenzione nell’attraversamento, causa corrente impetuosa, profondità dell’acqua e scivolosità delle pietre. Vari microclimi si succedono, con tratti più asciutti dove il carpino si mischia all’acero. Le pareti si avvicinano sempre più l’una all’altra, per poi distaccarsi e avvicinarsi nuovamente. Questo fino al tratto finale, dove, all’interno del canyon, si fa quasi buio e aumenta la sensazione di freddo dovuta al pulviscolo e all’umidità. Siamo vicini al “Cuccetto dell’Inferno”, splendida cascata, dell’altezza di quasi 10 metri: si supera una curva all’interno della gola, cercando di mantenere l’equilibrio sui massi o sui tronchi di legno; oppure immergendosi fino alla vita nell’acqua gelida. Le pareti sono distanti non più di un paio di metri, la luce penetra con difficoltà. Ma la cascata (con ben poco di demoniaco!) è dietro l’ultima guglia: uno spettacolo incomparabile della natura, un vero e proprio gioiello del nostro Appennino!
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